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La Cervia nel bosco diCollodi Carlo

C'era una volta un Re e una Regina che stavano fra loro d'accordo comedue anime in un nocciolo: si amavano teneramente ed erano adorati dai lorosudditi; ma alla felicità completa degli uni e degli altri mancava unacosa: un erede al trono. LaReginala quale sapeva che il Re l'avrebbe amata il doppio se avesseavuto un figlionon lasciava mai in primavera di andare a bere certeacque che si dicevano miracolose per aver figliuoli. A queste acque cicorreva la gente in folla da ogni parte; e il numero dei forestieri eracosì stragrandeche ci si trovavano di tutti i paesi del mondo.In un gran boscodove si andava a beverlec'eranoparecchie fontane: le quali erano di marmo o di porfidoperché tuttigareggiavano a chi le faceva più belle. Un giorno che la Regina stavaseduta sull'orlo d'una fontanaordinò alle sue dame di compagnia diallontanarsi e di lasciarla sola e poi cominciò i suoi soliti piagnistei."Come sono disgraziata"diceva essa"di non aver figli! sono ormai cinque anni che chiedo la grazia diaverne uno; e ancora non ho potuto averla. Dovrò dunque morire senzaprovare questa consolazione?"Mentre parlava cosìosservò che l'acqua dellafontana era tutta mossa; poi venne fuori un grosso gambero e le disse:"O gran Regina! finalmente avrete la graziadesiderata. Dovete sapere che qui vicino c'è un magnifico palazzofabbricato dalle fate: ma è impossibile trovarloperché circondato danuvole foltissime attraverso alle quali non passa occhio mortale: a ognimodosiccome io sono vostro servitore umilissimoeccomi qui pronto amenarvici se volete fidarvi alla guida di un povero gambero".La Regina lo stette a sentire senza interromperloperché la cosa di vedere un gambero che discorreval'aveva sbalorditadalla meraviglia: quindi gli disse che avrebbe gradita volentieri la suaoffertama che non sapevacome luicamminare all'indietro.Il gambero sorrise e prese subito l'aspetto di unabella vecchietta. "Eccofattoo signora"le disse"così non cammineremo piùall'indietro. Ma vi domando una grazia: tenetemi sempre per una dellevostre amicheperché io non desidero altro che di esservi utile aqualche cosa." Uscìdalla fontana senza avere una goccia di acqua addosso: il suo vestito erabiancofoderato di seta cremisie i capelli grigi annodati dietro connastri verdi. Non s'era vista mai vecchietta galante a quel modo! Salutòla Reginache volle abbracciarla; e senza mettere tempo in mezzola feceprendere per una viottola del boscocon molta meraviglia della Reginastessa: la quale sebbene fosse venuta nel bosco migliaia di voltenon eramai passata per quella viottola lì. E come avrebbe fatto a potervipassare? Quella era la strada delle fateper andare alla fontanae peril solito era tutta chiusa da ronchi e da pruneti: ma appena la Regina ela sua guida vi ebbero messo il piedele rose sbocciarono improvvisamentedai rosaii gelsomini e gli aranci intrecciarono i loro rami per formareun pergolato coperto di foglie e di fiorie migliaia di uccelli di variespecieposati sui rami degli alberisfringuellarono allegramente.Non si era ancora riavuta dallo stuporeche laRegina si trovò abbacinati gli occhi dallo splendore abbagliante di unpalazzo tutto di diamanti; le murai tettii soffittii pavimentiigiardinile finestre e perfino le stesse terrazze erano tutte didiamanti. Nel delirio della sua ammirazioneella non poté trattenersidal mandare un urlo di sorpresae chiese all'elegante vecchiettachel'accompagnavase ciò che aveva dinanzi agli occhi era sogno o verità."Non c'è nulla di più veroo signora"ella rispose. Esubito le porte del palazzo si aprironoe uscirono fuori sei fate: equali fate! Di più belle e di più magnifiche non se n'erano vedute intutto il loro reame. Vennerotutte a fare una profonda riverenza alla Regina: e ciascuna le presentòun fiore di pietre prezioseper poter formare un mazzo: c'era una rosaun tulipanoun anemoneun'aquilegiaun garofano e un melagrano."Signora"le dissero"noi nonpossiamo darvi un maggior segno della nostra venerazionechepermettendovi di venirci qui a visitare: noi siamo molto liete di farvisapere che avrete una bella Principessaalla quale metterete il nome diDesiderataperché bisogna pur convenire che è un gran pezzo che ladesiderate. Quando verrà alla lucericordatevi di chiamarciperchévogliamo arricchirla di tutte le più belle doti; e per invitarci avenirenon dovete far altro che prendere in mano il mazzoche ora vidiamoe nominare a uno a uno tutti i fioripensando a noi. State sicurache in un batter d'occhio saremo tutte nella vostra camera."La Reginafuori di sé dall'allegrezzasi gettòal collo alle fate; e gli abbracciamenti durarono una mezz'ora buona.Quand'ebbero finitopregarono la Regina a passarenel loro palazzodel quale non si possono ridire a parole tutte lemeraviglie. Figuratevi che per fabbricarlo avevano preso l'architetto delpalazzo del soleil quale aveva rifatto in piccolo quello che era ingrande il palazzo del sole. La Reginanon potendo reggere a così vivobaglioreera costretta ogni tantino a chiudere gli occhi. La condusseronel loro giardinoe frutta più belle non se n'erano mai sognate!Albicocche più grosse della testa di un ragazzoe certe ciliegiecheper mangiarne unabisognava farla in quattro pezzi; e d'un sapore cosìsquisitoche la Reginadopo che l'ebbe assaggiatenon volle mangiarned'altra specie in tempo di vita sua.Tra tante meravigliec'era anche un boschetto dialberi finti e artificialii quali crescevano e mettevano le foglie allapari di tutti gli altri. Impossibileridire tutte le esclamazioni di stupore della Reginai discorsi che fecesulla Principessina Desiderata e i ringraziamenti alle gentili persone cheavevano voluto darle una notizia così gradita: basti questoche non fudimenticata nessuna parola di gratitudine e nessuna espressione ditenerezza. La fata della fontana n'ebbe la sua partecome di santaragione le toccava. La Regina si trattenne nel palazzo fino alla sera: einnamoratissima della musicale fecero sentire delle voci angeliche. Fuquasi affogata dai regali e dopo aver ringraziato mille volte quellegrandi signorese ne venne via insieme colla fata della fontana.Tutte le persone della Corteimpensieritelacercavano di qui e di là: e nessuno poteva immaginarsi dove trovarla. Cifu perfino chi sospettò che fosse stata rapita da qualche arditoforestierotanto più che era ancora giovane e nel fior della bellezza.Quando la videro tornatacom'è da figurarselo fuper tutti una grandissima festa: e perché anch'essa sentiva nel cuore unaconsolazione immensa per le buone speranze avutecosì nel suo conversarec'era non so che di allegro e di gioiale che innamorava.La fata della fontana la lasciò che era quasivicina a casa; e nell'atto di dirsi addioraddoppiarono le carezze e icomplimenti. LaReginatrattenutasi ancora per una settimana a bevere le acquenonlasciò un giorno senza ritornare al palazzo delle fate colla sua elegantevecchiettala quale tutte le volte si mostrava da principio in forma digamberoe finiva poi col prendere la sua figura naturale.La Reginapartita che fudivenne incintae misealla luce una Principessaalla quale dette il nome di Desiderata: e presosubito il mazzoche aveva avuto in regalonominò a uno a uno tutti ifiori che lo componevanoed ecco che sul momento si videro arrivare lefate. Ciascuna di esse aveva un cocchio differente dall'altro: uno erad'ebanotirato da colombi bianchi; alcuni erano d'avorioattaccati apiccoli cervie altri di cedroe altri di legno-rosa. Questo eral'equipaggio che solevano usare in segno d'alleanza e di pace; perchéquand'erano in collerasi servivano soltanto di draghi volantidiserpenti che buttavano fiamme dalla gola e dagli occhidi leonidileopardi e di panterein groppa alle quali si facevano portare da un capoall'altro del mondo in meno tempo che non ci voglia a dire buon giorno obuon anno. Ma questa volta esse erano in pace e di buonissimo umore.La Regina le vide entrare nella sua cameracheavevano una cera molto lieta e maestosa: e dietro di lorole nane e inani del corteggiotutti carichi di regali. Dopo abbracciata la Regina ebaciata la Principessinaspiegarono il corredinofatto di una tela cosìfine e così resistente da bastare cent'annisenza pericolo chediventasse lisa; le fate la filavano da sé nelle ore d'ozio. Quanto alletrine erano di maggior valore della tela stessa: vi si vedeva in essaraffiguratao coll'ago o col fusotutta la storia del mondo; dopo diquesta messero in mostra le fasce e le copertericamate apposta con leloro proprie mani: e in queste erano rappresentati mille di queigiuochetti svariatissimiche servono per baloccare i ragazzi. Dacché almondo ci sono ricamatori e ricamatricinon s'era mai veduta una cosameravigliosa come quella tela. Ma quando fu messa fuori la cullaallorala Regina non poté frenarsi dal cacciare un grido di stuporetantoquella culla sorpassavaper magnificenzatutto il rimanente. Era fattad'un legno che costava centomila scudi la libbra. La sorreggevano quattroamorini: quattro veri capolavoridove l'arte aveva vinto la materiasebbene fossero tutti rubini e diamantida non potersi dire quantovalevano. Questi amorini erano stati animati dalle fate; per cui quando labambina strillavala cullavano dolcemente e l'addormentavanoe ciòfaceva un grandissimo comodo anche alla balia.Le fate presero la Principessina e se la messero suiginocchi: la fasciarono e la baciarono più di cento volteperché era digià tanto bellache bastava vederlaper mangiarla dai baci. Quando siaccorsero che aveva bisogno di popparebatterono la loro bacchetta interrae comparve subito una baliaquale ci voleva per una così graziosalattante. Restava oramai soltanto da dotarla: e le fate si spicciarono afare anche questo; chi le diede la virtùchi la grazia; la terzaunabellezza maravigliosa; la quartale augurò ogni fortuna; la quintabuona salute; e l'ultimala facilità di riuscir bene in tutte quellecose che avesse preso a fare.La Reginacontentissimanon rifiniva dalringraziarle di tanti favori prodigati alla Principessina; quand'ecco chevidero entrare in camera un gambero così grossoche passava appena dallaporta. "Oh!ingratissima Regina"disse il gambero"com'è egli possibileche vi siate dimenticata così presto della fata della fontana e del granservizio che vi ho resomenandovi dalle mie sorelle? Come! voi le aveteinvitate tuttee me sola avete lasciata da parte? Pur troppo ne aveva unpresentimentoe fu per questo che mi trovai obbligata a prendere lafigura d'un gambero la prima volta che vi parlaiappunto per farvi notareche la vostra amiciziainvece di progredireavrebbe camminatoall'indietro." LaReginadisperata per la smemoraggine commessala interruppe e le chieseperdono. Ella disse che aveva creduto di nominare il suo fiorecomequelli di tutte le altre; che era stato il mazzetto di fiori di pietrepreziose quello che l'aveva ingannata: e che essa non era capace didimenticarsi i grandi favori ricevuti; e cheper conseguenzala pregavae la scongiurava a non privarla della sua amiciziae segnatamente amostrarsi benigna verso la Principessina.Tutte le fateper la paura che volesse dotarla dimiseria e di disgraziefecero coro alla Regina per vedere di abbonirla."Cara sorella"le dissero"VostraAltezza non si mostri sdegnata contro una Reginache non ebbe mai inmente di farvi il più piccolo sgarbo; lasciatedi graziacodesta bucciadi gambero e fatevi vedere in tutta la vostra bellezza."Come è stato dettola fata della fontana era unpo' civettae a sentirsi lodare dalle sorelle si ammansì un poco ediventò più agevole. "Ebbene"disse"non farò a Desiderata tutto il male che avrei voluto:perché vi giuro che era mia intenzione di rovinarla affattoe nessunoavrebbe potuto impedirmelo; nondimeno voglio annunziarvi una cosa: se ellavedrà la luce del soleprima che abbia compiti quindici annidovràpentirsene amaramente e forse ci rimetterà la vita."Il pianto della Regina e le preghiere delle illustrifate non valsero a smuoverla di un capello dalla sua sentenza.Ella si ritirò camminando all'indietroperché nonaveva voluto lasciare la sua sopravveste di gambero.Quando si fu allontanata dalla camerala poveraRegina chiese alle fate se ci fosse verso di salvare la figlia dalledisgrazie che le erano state minacciate. Esse tennero consiglio fra loroe dopo aver messi avanti parecchi partitifinalmente si attennero aquesto: checioèbisognava fabbricare un gran palazzo senza porte esenza finestre; con una porta d'ingresso sotterraneae custodirvi lìdentro la Principessina fino a tanto che non avesse raggiunto l'etàfataleper esser fuori da ogni pericolo.Tre colpi di bacchetta bastarono per cominciare efinire questo vasto edifizio. All'esterno era tutto di marmo bianco everde: e i soffitti e gl'impiantiti tutti di diamanti e di smeraldicheraffiguravano fioriuccelli e mille altre cose graziose. Le pareti eranotappezzate di velluto di vari coloriricamato dalle fate colle loro mani:e perché esse sapevano di storias'erano prese il gusto dirappresentarvi i fatti storici più belli e più notevoli: c'era dipintoil passato e l'avveniree in parecchi arazzi si vedevano effigiate legesta dei più grandi Re della terra.Le brave fate avevano immaginato questo modoingegnoso per insegnare più facilmente alla giovine Principessa i varicasi della vita degli eroi e degli altri mortali.Tutta la casanell'internoera rischiaratasoltanto a forza di lampade: ma ce n'erano tante e poi tanteche parevafosse giorno chiaro da un anno all'altro. Vi furono introdotti tutti imaestridei quali ella poteva aver bisogno per istruirsi e perfezionarsi;e il suo spiritola sua svegliatezza e il suo buon senso arrivavano aintendere molte coseanche prima che le fossero insegnate: ragion per cuii maestri rimanevano strasecolati per le cose bellissime che essa sapevadire in una etànella quale gli altri ragazzi sanno appena chiamarebabbo e mamma. E questa è una prova che le fate non accordano la loroprotezioneper tirar su degli stupidi e degl'ignoranti!Se la vivacità del suo spirito innamorava tutticoloro che l'avvicinavanola sua bellezza non faceva di menoe sapevaamicarsi le persone più insensibili e i cuori più duri. La Regina madrenon l'avrebbe lasciata un solo minutose il suo dovere non l'avessetenuta presso il Re. Di tanto in tanto le buone fate venivano a vedere laPrincipessa e le portavano in regalo cose rarissime e vestiti sfarzosi edelegantiche parevano fatti per le nozze di qualche Principessanon menobella di Desiderata. Mafra tutte le fate che le volevano benequella che le voleva più di tutteera Tulipanola quale non rifiniva mai di raccomandare alla Regina chenon le lasciasse vedere la luce del giorno prima di aver toccato iquindici anni. "Lanostra sorellaquella della fontanaè vendicativa"dicevaTulipano"avremo un bel pigliarci tutte le cure per questafanciulla; ma se ella puòstate certa che le farà del male; e perquesta ragione bisognao signorache voi siate vigilantee dimolto." LaRegina dal canto suo prometteva di vegliare continuamente sopra una cosadi tanto rilievo: ma avvicinandosi il tempo nel quale la sua cara figliadoveva uscire dal castellole fece fare il ritrattoe il ritratto fuportato a mostra nelle più grandi Corti dell'universo. Al solo vederlonon vi fu Principe che non si mostrasse preso di ammirazione: ma fra glialtri ve ne fu uno che ne rimase talmente invaghitoda non sapersene piùdistaccare. Lo portò nel suo gabinettoe si chiuse dentro insieme colritrattoe parlandogli come se fosse vivo e potesse intenderloglidiceva le cose più appassionate di questo mondo.Il Renon vedendo più il figliuolodomandò checosa facesse e come passasse il suo tempoe perché non fosse più delsuo solito buon umore. Qualche cortigianodi quelli che chiacchieranovolentierie ve ne sono parecchi con questo viziogli fece intendere chec'era il caso che al Principe desse volta il cervelloperché passava legiornate intere chiuso nel suo gabinettoe lì discorreva da sé solocome se vi fosse stato qualcuno insieme con lui.Il Re sentì questa cosa con dispiacere:"Com'è egli possibile"diceva ai suoiconfidenti"che mio figlio perda così il giudizio? luiche ne haavuto sempre tanto! Voi sapete che finora esso è stato l'ammirazione dituttie io non vedo ne' suoi occhi alcun segno di pazzia o di aberrazionementale: soltanto mi pare diventato più pensieroso. Bisogna che io lointerroghi da me: forse cosi arriverò a scoprire qual è la fissazioneche s'è messa per il capo".Detto fattomandò per essoe quindi ordinò atutti che uscissero dalla sala. Dopo vari discorsiai quali il Principenon stava attento o rispondeva a rovescioil Re gli domandò il motivoche aveva portato tanto cambiamento nelle sue abitudini e nel suocarattere. Il Principeparendogli che gli fosse capitata la palla albalzosi gettò ai suoi piedie gli disse:"Voi avete fissato di farmi sposare laPrincipessa Nera: in questo legame di parentela voi troverete deivantaggiche io non posso promettervi con quello della PrincipessaDesiderata; mao signoreio trovo in questa fanciulla tante grazie etante attrattivequante l'altra non ne possiede davvero"."E dove le avete vedute?"chiese il Re."Tanto dell'una che dell'altrami sono statiportati i ritratti"rispose il Principe Guerriero (era questo il suonomedacché aveva vinto tre grandi battaglie)"e vi confesso chela mia passione per la principessa Desiderata è così forteche se voinon ritirate la parola data alla Principessa Neranon mi rimane altro chemorire: felice sempre di perdere la vitauna volta perduta la speranza diessere lo sposo di quella che amo.""È dunque con un ritratto"ripresegravemente il Re"che passate il vostro tempo a fare certi colloquiche vi rendono ridicolo agli occhi di tutti i cortigiani? Essi vi credonosvanito il cervelloe se sapeste quello che si dice di voinon avrestefaccia di parlare a questo modo di simili ragazzate!""Io non ho ragione di rimproverarmi una sìbella fiamma"replicò il Principe"quando avrete veduto ilritratto di questa graziosa Principessason sicuro che compatirete lapassione che sento per lei.""Andate a prenderlo subito" esclamò ilRecon tanto risentimentoche dava a dividere la bizza che lo rodevadentro. Seil Principe non avesse avuta la certezza che nessuna bellezza al mondopoteva stare a fronte di quella di Desideratasarebbe rimasto un po'male. Invece andò subito nel suo gabinettoe poi tornò al Re. Il Rerimase maravigliato quanto il figlio."Ah!"diss'egli"mio caroGuerrieroio approvo la vostra scelta; quando alla mia Corte ci sarà unaPrincipessa così graziosami sentirò anch'io ringiovanito. Fin daquesto momento mando subito degli ambasciatori dalla Principessa Nera perisciogliermi della parola data: e quand'anche dovessi tirarmi sullebraccia una guerra a mortepreferisco di farla finita una buona volta pertutte." IlPrincipe baciò rispettosamente le mani del padre e gli abbracciò iginocchi. La sua gioia era tantache pareva diventato un altro. Pregò eripregò il padre a mandare degli ambasciatori non soltanto allaPrincipessa Nerama anche a Desiderataraccomandandosi che perquest'ultima fosse scelto l'uomo più capace e più ricco del Regnoperché in questa grande occasione era necessario fare una splendidafigurae ottenere ciò che si voleva. Il Re pose gli occhi su Beccafico.Era un gran signoreeloquente quanto Ciceronee con centomila lire direndita. Beccafico voleva un gran bene al principe Guerrieroe perandargli a geniosi fece fare il più splendido equipaggio e le piùbelle livree che si possa immaginare. La sua fretta per allestire ipreparativi del viaggio fu grandissimaperché l'amore del Principecresceva a occhio di giorno in giornoed esso era sempre lì apunzecchiarlo perché partisse."Ricordatevi"gli diceva in tuttaconfidenza"che c'è di mezzo la vita miae che io perdo il lumedella ragione tutte le volte che penso al caso che il padre di questaPrincipessa potrebbe impegnarsi con qualcun altrosenza aver modo ditornare indietro: e che allora io dovrei perderla per sempre."Beccafico lo rassicuravanon foss'altro per pigliartempo; perché dopo le grandi spese alle quali era andato incontrovolevaalmeno farsene onore. Menò seco ottanta carrozze tutte risplendenti d'oroe di brillantie dipinte con certe miniatureda fare scomparire leminiature più finite che si sieno vedute mai: c'eranoper di piùaltrecinquecento carrozze: ventiquattromila paggi a cavallovestiti come tantiprincipi: e il resto del corteggio non era da sfigurare in mezzo a quellamagnificenza. Quandol'ambasciatore ebbe dal Principe l'udienza di congedoquesto l'abbracciòcome un suo fratelloe gli disse:"Pensatemio caro Beccaficoche la mia vitadipende dal matrimonio che andate a combinare: dite tutto quel che piùsapetee conducete con voi la Principessache è l'anima dell'animamia". Egli consegnò mille regali da offrirlenei quali spiccavano in egual modol'eleganza e la ricchezza; erano tutte allegorie amoroseincise su gemmee diamanti: orologi incrostati di carbonchicon sopra le cifre diDesiderata: braccialetti di rubini modellati in forma di cuori: insommanon c'era cosa alla quale non avesse pensatoper trovare il modo dipiacerle. L'ambasciatoreportava seco il ritratto del Principedipinto con tanta bravura emaestriache non gli mancava nemmeno la parolae faceva dei complimentipieni di grazia e di brio. È vero che non sapeva rispondere a tuttoquello che gli si domandava: ma di questo non ce n'era un gran bisogno.Beccaficoper la parte suapromise al Principe che avrebbe fattol'impossibile per vederlo contentoe soggiunse che aveva con sémoltissimo denaro: e caso mai gli avessero negata la Principessaavrebbetrovato il mezzo di comprare qualcuna delle sue cameriere e l'avrebberapita. "Ah!"esclamò il Principe"non lo dite neancheper celia: son sicuro che ella si chiamerebbe offesa da un modo di farecosì poco rispettoso!" Beccaficonon stette a dir altroe partì.La gran diceria del suo viaggio arrivò prima dilui: il Re e la Regina ne furono lietissimiperché stimavano molto ilsuo sovrano e conoscevano gli atti di valore del Principe Guerrieroeinparticolar modoil suo merito personale; motivo per cui non avrebberopotuto trovare un partito più degno per la loro figlianeanche acercarlo apposta nelle cinque parti del mondo. Fu apprestato un palazzoper alloggiarvi Beccaficoe vennero dati gli ordini perché tutta laCorte si mostrasse in abito di gran gala.Il Re e la Regina avevano pensato di far vedereall'ambasciatore la Principessa Desiderata: ma la fata Tulipano venne atrovare la Regina e le disse:"Guardatevi beneReginada menare Beccaficodalla nostra figliuola"era solita di chiamarla così"nonconviene che egli la veda tanto presto e non bisogna mandarla al Rechel'ha domandata in sposafinché non abbia compiti i quindici anni!perchébadate bene a quello che vi dicose ella esce fuori prima deltemposi troverà a sentirsi cascare addosso qualche grossomalanno". LaRegina abbracciò la buona Tulipano: le promise di darle rettae senzaperder tempo andarono insieme dalla Principessa.Intanto arrivò l'ambasciatore. Il suo seguito duròventitré ore a passareperché egli aveva seicentomila mulicollesonagliere e i ferri d'oro e gualdrappe di velluto e di broccato ricamatein perle. Lungo la strada c'era un pigia-pigia da non farsene ideaetutti correvano per vederlo. Il Re e la Regina gli andarono incontrotanto erano contenti della sua venuta.Salteremo a pié pari le cose che egli disseicomplimenti che si scambiaronoperché ci vuol poco a figurarseli: maquando egli domandò di presentare i suoi omaggi alla Principessarimasemolto male nel sentirsi negata la grazia."Signor Beccafico"disse il Re"sevi ricusiamo una cosa che pare così giustacredetelonon è uncapriccio: e perché ne siate persuasobisogna raccontarvi la stranaavventura di nostra figlia. Una fatadal giorno che nacquela prese anoia e la minacciò di mille guaise ella avesse veduto la luce del soleprima di toccare i quindici anni: noi dunque la teniamo chiusa in unpalazzoche ha i suoi quartieri più belli sotto terra. Era nostra ideadi menarvici ma la fata Tulipano ci ha comandato di non fare nulla.""Come maiSire!"replicòl'ambasciatore"e io dunque dovrò avere il dispiacere di tornarmeneindietro senza di lei? Voi l'accordaste al Re mio signore per il suofiglio: ella è aspettata con vivissima impazienza: e sarà possibile chevoi vi lasciate imporre da certe fanciullagginicome sono le predizionidelle fate? Ecco qui il ritratto del Principe Guerrieroche ho l'ordinedi presentarvi: e il ritratto è così somiglianteche quando lo guardomi par di vedere le stesso Principe in persona."E cosi dicendolo scoprì. Il ritrattoche erastato ammaestrato soltanto per parlare alla Principessadisse:"Bella Desideratanon potete figurarvi conquanto ardore io vi attenda! venite subito alla nostra Corteeabbellitela con quelle grazie che vi fanno unica al mondo!".Il ritratto non disse altro: e il Re e la Reginarimasero tanto meravigliatiche pregarono Beccafico a darglieloperportarlo a far vedere alla Principessa. A lui non gli parve veroeconsegnò subito il ritratto nelle loro mani.La Regina non aveva mai fatto cenno alla figlia diciò che accadeva in Corte; ed anzi aveva proibito alle dame che lestavano intorno di dirle la più piccola cosa sull'arrivodell'ambasciatore: ma esse non l'avevano ubbiditae la Principessa sapevagià che si stava combinando un gran matrimonio; peraltro era tantoprudenteda fare in modo che la madre non si avvedesse di nulla. Quandoquesta le ebbe mostrato il ritratto del Principeche parlavae che lefece un complimento non so se più tenero o più graziosoella rimasemolto sorpresaperché non aveva mai veduto nulla di simile; e la bellafisonomia del Principel'aspetto sveglio e la regolarità delle fattezzenon la stupivano meno delle cose che aveva dette il ritratto parlante."Vi dispiacerebbe"le disse la Regina"di avere uno sposo che somigliasse a questo Principe?""Signora"ella rispose"non tocca ame a scegliere: sarò sempre contenta di colui che vi piaceràdestinarmi." "Mapure"insisté la Regina"se la sorte cadesse su luinon vistimereste felice?" Ellaarrossìabbassò gli occhi e non rispose nulla. La Regina la prese frale braccia e la baciò più e più voltené poté frenarsi dal versarealcune lacrimepensando che stava sul punto di doverla perdereperchénon le mancavano oramai che tre mesi soli a compiere i quindici anni: enascondendole il suo dispiacerela mise al fatto di tutto quanto lariguardava nell'ambasciata di Beccafico: e fra le altre cosele detteanche i regali che erano stati portati per lei. Essa li ammirò: lodò confinezza di gusto le cose più singolari; ma ogni pochino i suoi occhi sidivagavanoper andare a posarsi sul ritratto del Principecon un dilettofin'allora non provato mai. L'ambasciatorevedendo che perdeva il suo tempo a insistere perché gli dessero laPrincipessae che si contentavano soltanto di prometterglielama in modosolenne da non poterne dubitaresi trattenne pochi giorni presso il Reetornò per la posta a render conto al padrone del suo operato.Quando il Principe venne a sapere che la suaDesiderata non poteva averla prima di tre mesidette in tali sfoghi didoloreche rattristarono tutta la Corte: non dormiva più: non mangiavanulla e diventò tristo e pensieroso: perse il suo bel colore: passava legiornate intere sdraiato su un canapènel suo gabinettoa contemplareil ritratto della Principessa: le scriveva ogni cinque minuti e porgeva lelettere al ritrattocome se questo le sapesse leggere. Alla fine le sueforze s'indebolirono a poco a pocoe cadde gravemente malato: né ci fubisogno di medico o di chirurgo per indovinare la cagione del male.Il Re si disperava; egli amava teneramente suofiglioe si trovava sul punto di perderlo. Che afflizione per lui! Névedeva rimedio alcuno che valesse a salvargli il Principeil quale nondomandava altro che la sua Desiderata: senza di essa non gli restava chemorire. In faccia alla gravità del caso egli prese la risoluzione diandare a trovare il Re e la Reginache gli avevano promesso la figliaaffine di scongiurarli a muoversi a compassione dello stato in cui s'eraridotto il Principee a non mandare più in lungo le nozze; le quali nonsi sarebbero fatte piùquand'essi si fossero incaponiti a volereaspettare che la Principessa avesse compito i quindici anni.Questo passo era straordinario per un Rema sarebbestata una cosa anche più straordinaria se egli avesse lasciato morire ilfiglioche gli era più caro delle pupille degli occhi.Peraltro s'inciampò in una difficoltàinsormontabile: e questa era l'età molto avanzata del Rela quale nongli acconsentiva se non di viaggiare in portantina: e questa cosa sicombinava male coll'impazienza del figlio: per cui egli mandò per laposta il suo fido Beccafico e scrisse delle lettere commoventissime perimpegnare il Re e la Regina a contentarlo nei suoi desideri.Intanto Desiderata non provava minor piacere acontemplare il ritratto del Reche questi non provasse a guardare quellodi lei. Ogni tantino ella andava nella stanza dove era stato messoesebbene s'ingegnasse di celare i sentimenti del suo cuorec'era chisapeva indovinarli; efra gli altriViola-a-ciocche e Spinalungacheerano le sue damigelle d'onoresi accorsero di quella specied'irrequietezza che cominciava a tormentarla.Viola-a-ciocche l'amava di sincero amore e l'erafidatissima; mentre Spinalunga aveva sempre covato una gelosia segreta perle belle virtù e per lo splendido stato della Principessa. La madre diSpinalunga aveva allevata la Principessae dopo essere stata suagovernanteera divenuta sua dama d'onore. Ella dunque avrebbe dovutoamarlacome la cosa più cara di questo mondo: ma idolatrando essa lapropria figliae vedendo l'odio di questa per la bella Principessanonpotevaneanch'essavolerle bene.L'ambasciatoreche era stato spedito alla Cortedella Principessa Neranon vi trovò lieta accoglienzasubito che sivenne a sapere la bella parte che doveva fare. Questa negra era lacreatura più vendicativa che possa immaginarsi; e le parve di non esseretrattata troppo cavallerescamente a sentirsi dire sul visodopo lepromesse e gl'impegni presiche essa rimaneva ringraziata e messa inlibertà. Ella aveva veduto il ritratto del Principee s'era fitta incapo di voler lui a ogni costo: perché le donne nerequando si ragionad'amorediventano le donne più ostinate del mondo."Comesignor ambasciatore"ella disse"forse il vostro Re non mi crede abbastanza ricca o abbastanza bella?Girate per i miei Stati e difficilmente ne troverete de' più vasti;entrate nel mio tesoro reale e vedrete tant'oroquanto non se n'è maicavato da tutte le miniere del Perù; date finalmente un'occhiata al colormorato del mio visoalle mie labbra tumideal mio naso schiacciatoeppoi ditemi se una donnaper esser bellanon bisogna che sia fattacosì!" "Signora"rispose l'ambasciatoreil quale aveva una gran paura d'essere bastonatopeggio che in Turchia"io biasimo il procedere del mio Sovranoperquanto è lecito di farlo a un suddito: e se il cielo mi avesse dato ilpiù bel trono dell'universosaprei ben io la persona alla qualeoffrirlo!" "Questeparole vi salvano la vita"ella disse"avevo fissato dicominciare da voi la mia vendetta; ma mi sarebbe parsa un'ingiustiziaperché in fin de' conti non siete voi la cagione dello sleale procederedel vostro Principe: andatee ditegli da parte mia che mi fa un veroregalo a sciogliersi con meperché io non me la sono mai detta con lepersone poco di buono." L'ambasciatoreche non vedeva l'ora di essere congedatoprese queste parole a volo; evia a gambe. Mala Negra era troppo stizzita contro il Principe Guerrieroper potergliperdonare. Salì sopra un cocchio d'avorio tirato da sei struzzii qualifacevano dieci miglia l'ora. Andò al palazzo della fata della fontanache era la sua comare e la migliore amica che avesse: e dopo averleraccontata la sua avventurala pregò colle braccia in croce perchél'aiutasse a pigliarsi una vendetta. La fata si lasciò commuovere daldolore della figlioccia; guardò nel librodove si dice tuttoe cosìvenne subito a sapere che il Principe Guerriero lasciava la PrincipessaNera per motivo di Desideratache egli amava perdutamentee che erastato perfino malato dalla gran passione di non poterla vedere. Bastòquesta cosa per riaccendere nel cuore alla fata quella collerache oramaiera quasi spenta; tanto che si poteva sperareche non avendo più vedutola Principessa dal giorno che nacquenon avrebbe più pensato a farle delmalesenza gl'incitamenti di quella brutta moraccia."Come!"gridò la fata"dunquequesta sciaguratissima Desiderata s'è messa in capo di farmi sempre deidispetti? Nonovezzosa Principessa: nocarina mia; non soffrirò maiche ti si faccia un affronto. Il cielo e tutti gli elementi piglierannoparte in questa cosa. Torna pure a casa e fidati alla parola della tuabuona comare." LaPrincipessa la ringraziò e le fece dei doni di frutte e di fiorichefurono moltissimo graditi. Intantol'ambasciatore Beccafico si avanzava a spron battuto verso la cittàdovestava il padre di Desiderata: e appena giunto andò a gettarsi ai piedidel Re e della Regina; versò un torrente di lacrime e disse con unlinguaggio da intenerire i sassiche il Principe Guerriero sarebbe mortose gl'indugiavano il piacere di vedere la Principessa: che oramai nonmancavano più che tre soli mesi per compire i quindici anni; che nonc'era pericolo che in un tempo così corto potesse accadere qualchedisgrazia: che si prendeva la libertà di rammentare che questa eccessivacredulità per certe fandonie faceva torto alla maestà reale: in unaparolatanto seppe dire e tanto seppe fareche finì col persuaderlitutti e due. Provane sia che anche essi s'intenerirono e pianseroripensando al pietosostato in cui s'era ridotto il Principe: e finirono col dire che pigliavanoqualche giorno di tempo prima di dargli una risposta di benestare. Essoallora replicò che non poteva concedere che poche oreperché il suopadrone era oramai ridotto al lumicinoe s'era fitto in capo che laPrincipessa non lo potesse soffrire e fosse essa medesima che studiassetutti gli ammennicoli per rimandare la partenza dall'oggi al domani.Allora gli fu detto che nella serata avrebbe saputoquello che si poteva fare. LaRegina corse subito al palazzo della sua cara figliae le raccontò ognicosa. Desiderata sentì un gran dolore: ebbe una stretta al cuore esvenne. Così la Regina poté conoscere tutta la passione del suo amoreper il Principe. "Nonti dar tanto alla disperazionebambina mia"ella le disse"tuhai la virtù di poterlo guarire: la sola cosa che mi tenga in pensierosono le minacce fatte dalla fata della fontana al momento della tuanascita." "Vogliosperareo signora"ella riprese"che ci debba essere qualcheripiegoper ingannare questa fata malandrina. Non potreiper dirne unapartire in una carrozza tutta chiusadove non potessi vedere la luce delgiorno? questa carrozza l'aprirebbero soltanto la notteper darci damangiaree così arriverei felicemente a casa del PrincipeGuerriero." Ilripiego piacque molto alla Regina: ne parlò al Reil quale lo approvò:e così mandarono a chiamare Beccaficoperché andasse subito a Cortedove gli dettero per cosa sicura che la Principessa sarebbe partitaprestissimo; e gli dissero di recarsi intanto a dare la buona novella alsuo padroneaggiungendo che per amor di far prestoavrebbero tralasciatodi farle il corredo e i ricchissimi vestitiquali si addicevano al suogrado di Principessa. L'ambasciatoreche non capiva nella pelle dallacontentezzasi gettò di nuovo ai piedi delle loro Maestà perringraziarlee partì subito senza aver veduto la Principessa.Non c'è dubbio che ella avrebbe sentito un grandolore nello staccarsi dal padre e dalla madrese fosse stata meno vivain lei la prevenzione a favore del Principe: ma si danno nella vita certisentimenti così prepotentiche fanno tacere tutti gli altri. Leprepararono una carrozza foderata al di fuori di vellutoornato di grandiborchie d'oro; e al di dentro di broccato ricamato d'argento e color dirosa. Non vi erano cristalli; la carrozza era molto grandetutta chiusacome una scatola; e uno dei primi signori del Regno teneva in custodia lechiaviche aprivano la serratura degli sportelli. E perché un seguitotroppo numeroso poteva essere d'impicciofurono scelti pochi ufficialiper accompagnarla: e dopo averle date le più belle gemme del mondo ealcuni ricchissimi vestitie dopo gli addiiche fecero quasi soffocaredai pianti e dai singhiozzi il Rela Regina e tutta la Cortela chiuseronella carrozzainsieme alle sue dame d'onore Viola-a-ciocche e Spinalunga.Bisogna ricordarsi che Spinalunga non voleva puntobene a Desiderata; ma invece ne voleva moltissimo al Principe Guerrierodel quale aveva veduto il ritratto parlante. Il dardo che l'aveva feritaera così acutochenel partiredisse a sua madre che morirebbe didolorese accadesse il matrimonio della Principessae che se volevasalvarla dalla sua tristissima sortebisognava trovasse il verso dimandare all'aria ogni cosa. Sua madreche era dama d'onorele disse didarsi paceche avrebbe cercato il modo di consolarla e di farla felice.Quando la Regina fu sul punto di staccarsi dalla suafigliache partivala raccomandònon si può dir quantoa questafemmina trista. "Questoprezioso deposito"diss'ella"lo confido alle vostre mani. Miè più caro della vita! abbiate cura della salute di mia figliaesoprattutto guardate bene che non vegga mai la luce del giorno. Sarebbefinita per lei! Voi sapete da quali sciagure è minacciatae però hofissato coll'ambasciatore del Principe Guerriero chefino a tanto che nonabbia quindici anni compitila terranno in un castellodove non possavedere altra luce che quella dei lampadari."La Regina affogò di regali questa damaperimpegnarla a stare attaccata fedelmente alle sue istruzionied ella dalcanto suo promise di vegliare alla conservazione della Principessae direnderle minutissimo conto di tuttoappena fossero arrivate.A questo modo il Re e la Reginafidandosi di averlaraccomandata benenon ebbero alcun pensiero per la loro cara figliaecosì sentirono meno il dolore del distacco; ma Spinalungache dagliufficiali incaricati di aprire tutte le sere la carrozza per servire lacena alla Principessaaveva saputo che si avvicinavano alla cittàdov'erano aspettatecominciò a metter su la madre perché compisse ilsuo tristo disegnoprima che il Re e il Principe venissero loro incontroe mancasse il tempo di fare il gran colpo.Cosicchéquando fu circa l'ora del mezzogiorno equando i raggi del sole saettavano con maggior forzaella tagliò dinetto con un gran coltello fatto appostache aveva portato secol'imperiale della carrozza dove stavano rinserrate. Fu quella la primavolta che la Principessa Desiderata vide la luce del giorno. Appena l'ebbevistamandò un sospiro e si precipitò fuori della carrozzatrasmutatain una Cervia bianca: e a quel modo si messe a correre fino alla vicinaforestadove si nascose in un luogo folto e oscuroper potervi piangeresenza essere vista da alcunole graziei bei lineamenti e la elegantefigurache aveva perduta. Lafata della fontanache dirigeva questa strana avventuravedendo chetutti quelli che accompagnavano la Principessa si davano un gran motogliuni per seguirlagli altri per correre alla città e fare avvertito ilPrincipe Guerriero della disgrazia accadutamesse sottosopra cielo eterra: talché i lampi e i tuoni impaurirono anche i più coraggiosi: e ingrazia del suo portentoso sapereriuscì a trasportare quelle personemolto lontano di lìtogliendole in questo modo da un luogodove la loropresenza non le faceva punto piacere.Le sole che restasserofurono la dama d'onoreSpinalunga e Viola-a-ciocche.Quest'ultima corse dietro alla sua padronafacendorisuonare il bosco del nome di lei e de' suoi acuti lamenti.Le altre duecontentissime di vedersi liberenonpersero un minuto per fare quanto avevano già fissato.Spinalunga s'infilò i vestiti di Desiderata. Ilmanto realeche doveva servire per le nozzeera d'una ricchezza da nonpotersi diree la corona aveva dei diamanti grossi due o tre volte ilpugno della mano. Il suo scettro era d'un rubino d'un sol pezzo: e ilglobo che teneva nell'altra manouna perla grossa quanto il capo d'unbambino. Tutte cose bellissime a vedersi e pesantissime a portarsiaddosso: ma bisognava non lasciare indietro nessuno degli ornamenti realiuna volta che Spinalunga voleva farsi credere la Principessa.In quest'abbigliamentoSpinalungaseguita dallamadre che le reggeva lo strascicosi avviò verso la città. La falsaPrincipessa camminava con passo maestoso. Ella era sicura che sarebbevenuta gente a incontrarla; difattinon avevano ancora fatta moltastradache scorsero un drappello di cavalleriae in mezzo due portantineluccicanti di oro e di gemmeportate da piccoli muliornati di lunghipennacchi verdi (perché il verde era il colore favorito dellaPrincipessa). IlRe che stava in una portantinae il Principe malato nell'altranonsapevano che cosa pensare di queste dameche venivano incontro a loro. Ipiù curiosi galopparono innanzie dalla ricchezza dei vestitigiudicarono che dovessero essere due signore di gran riguardo. Scesero dacavallo e le salutarono con molto rispetto. "Fatemi la grazia"disse loro Spinalunga "di sapermi dire chi c'è dentro quelleportantine." "Signora"essi risposero"c'è il Re e il Principe suo figlioche vannoincontro alla Principessa Desiderata.""Allora vi prego"continuò ella"di andare a dir loro che la Principessa è qui. Una fatache ènemica della mia felicitàha sparpagliato e disperso tutti coloro che miaccompagnavano a furia di tuonidi lampi e di prodigi paurosi: ma eccoqui la mia dama d'onorela quale è incaricata di presentare le letteredel Re mio padre e di tenere in custodia le mie gioie."I cavalieria queste parolebaciarono subito illembo della sua veste e andarono di corsa a dire al Re che la Principessasi avvicinava. "Come!"egli esclamò"ella se ne viene a piedi e di pieno giorno?"Essi gli raccontarono ciò che ella aveva detto loro. Il Principechesmaniava d'impazienzali chiamòdicendo loro con gran premura:"Non è un prodigio di bellezza? un vero miracolo? una Principessasenza confronti?". Nessunorispose: per cui il Principe ne rimase stupito."Si vede proprio"egli riprese"chedovendo dirne troppo benepreferite piuttosto non dir nulla.""Signorevoi la vedrete da voi"disse ilpiù ardito di essi"sarà che lo strapazzo del viaggio l'abbia unpo' trasfigurita." IlPrincipe rimase di stucco: se fosse stato più in forzesi sarebbebuttato giù dalla portantina per correre ad appagare la sua impazienza ela sua curiosità. Il Re scese a piedie avanzandosi con tutto ilcorteggio raggiunse la falsa Principessa. Vederlagettare un grido etirarsi indietro di qualche passofu un punto solo. "Chi vedomai?"egli disse"ma questa è una vera perfidia.""Sire"disse la dama d'onore avanzandosia faccia fresca"ecco qui la Principessa Desiderata con le letteredel Re e della Regina. Io rimetto pure nelle vostre mani la cassetta dellegioieche mi fu consegnata sul punto di partire."Il Re serbò un silenzio sinistro e cupo; e ilPrincipeappoggiandosi al braccio di Beccaficosi avvicinò a Spinalunga.Dio degli Dei! come dové egli restarevedendo una fanciulla di unastatura così sperticata da far paura? Essa era così lungache gli abitidella Principessa le toccavano appena il ginocchio; secca come un uscio;col naso che somigliava al becco ricurvo di un pappagalloe rosso elustro in cima come un peperone. Denti più neri e più disuniti diquellinon se n'è visti mai: in una parolaell'era tanto bruttaquantoDesiderata era bella. IlPrincipeche aveva sempre dinanzi agli occhi l'immagine della sua caraPrincipessaal vedere questa brutta befana rimase imbietolito: non avevafiato né per muoversi né per dire una mezza parola. Soltantodopoaverla guardata un poco cogli occhi fuor della testasi volse al Re edesclamò: "Iosono tradito! Il maraviglioso ritratto sul quale ho vincolata la mialibertà non ha che veder nulla con la persona che ci è stata inviata.Hanno preteso ingannarmi? ci sono riusciti: ma a me mi costerà lavita". "Checosa intendete direo signore?"disse Spinalunga. "Chi è cheha cercato di ingannarvi? sappiateo signoreche sposando menon vihanno ingannato davvero."Tanta sfacciataggine e tanta arroganza non avevaesempio. Per parte suaanche la dama d'onore rincarava la dose:"Oh! mia bella Principessa"esclamava"dove siamo mai capitate? È forse in questo modoche si accoglieuna Principessa par vostro? Quale incostanza! e che razza diprocedere!...Il Re vostro padre saprà farsene render ragione"."Tocca a noi farsi rendere ragione"ribatté il Re"egli ci aveva promesso una bella Principessa e cimanda invece un sacco d'ossiuna mummia da fare scappare dallo spavento:ora non mi fa più specie che egli abbia tenuto nascosto questo bel tesoroper quindici anni di seguito: aspettava che capitasse il merlotto: e ladisgrazia è capitata su noi: ma staremo a vedere come finirà.""Ma quale insolenza!"esclamò la falsaPrincipessa. "Quanto sono sventurata di esser venuta quisullaparola di questa razza di gente! Guardate un po' il gran delitto diessersi fatta ritrattare un po' più bella del vero! Non sono forse coseche accadono tutti i giorni? Se per queste piccole marachelle i Principirimandassero indietro le loro fidanzatepoche ma poche bene se nemariterebbero." IlRe e il Principecolla bizza fino alla punta dei capellinon sidegnarono risponderle: salirono ciascuno nella loro portantinamentre unaguardia del corposenza tanti complimentimesse in groppa al cavallodietro di séla Principessa: la dama d'onore ebbe lo stesso trattamento:e così furono menate in cittàdove per ordine del Re furono chiuse nelCastello delle Tre Punte. IlPrincipe Guerriero restò così sbalordito da questo colpoche tutta lapena gli si rinserrò in fondo al cuore. Quand'ebbe fiato per parlarechecosa mai non disse del suo tristo destino? Egli era sempre innamorato comeprimama non gli restava per oggetto della sua passione che un bugiardoritratto. Tutte le sue speranze andate in fumo: tutte le sue illusioniintorno alla Principessa Desideratasvanite! Non c'era disperazione dapotersi agguagliare alla sua. La Corte gli era divenuta un soggiornoinsoffribilee pensòappena ristabilitosi un po' in salutedifuggirsene di nascosto in un luogo solitario e passarvi tutto il restodella sua misera vita. Confidòquesta sua idea soltanto al fido Beccaficonella certezza che questi loseguirebbe dappertutto: e lo scelse apposta per avere una persona collaquale potersi sfogare più liberamente che con chiunque altrodel bruttotiro che aveva dovuto patire. Appena si sentì un po' megliopartì dallaCortelasciando sulla tavola del suo gabinetto una lunga lettera pel Recolla quale lo avvertiva che sarebbe tornato appena avesse ritrovato unpo' di quiete di spirito: ma intanto lo scongiurava di pensare allavendetta di tutti e duee di tener sempre in prigione quello spauracchiodi Principessa. Èfacile immaginarsi il dolore del Re nel ricevere questa lettera. Credettemorir di dolore per la lontananza di un figliocosì adorato. Mentretutti s'ingegnavano di consolarloil Principe e Beccafico facevanostrada: finché in capo a tre giorni si trovarono in una gran forestacosì oscura per la spessezza delle piante e così seducente per lafreschezza dell'erbe e per i ruscelletti e i fili d'acquache scorrevanoin tutti i versiche il Principerifinito dal lungo camminononessendosi ancora rimesso perbene in forze smontò da cavallo e si sdraiòmalinconicamente per terrareggendosi il capo con la manoe per ladebolezza avendo appena fiato di parlare. "Signore"gli disseBeccafico"mentre vi riposate un pocoio anderò in cerca diqualche frutto perché possiate rinfrescarvi: e intanto darò un'occhiataper farmi un'idea del luogo dove ci troviamo." Il Principe nonrisposema gli fece segno col capocome per dirgli: "Stabene". Egliè ormai un bel pezzo che abbiamo lasciata la Cervia nel boscovogliodire l'incomparabile Principessa. Ella piansecome può piangere unacervia all'ultima disperazionequando si accorse delle sue nuove formespecchiandosi nell'acqua di una fontana."Come! e son ioproprio io?"essadiceva"ed è per l'appunto oggiche mi trovo ridotta a subire lapiù trista avventura che possa mai toccare a un'innocente Principessacome meper capriccio e colpa delle fate? E quanto dovrà durare questametamorfosi? E dove nascondermiperché i leonigli orsi e i lupi non midivorino? Come potrò io cibarmi d'erba?" E via di questo passofaceva a se stessa mille domandee provava il più acerbo dolore che maisi possa. Sequalche cosa poteva consolarlaera il vedere che essa era una bellacervianello stesso modo che era stata una bella Principessa.Spinta dalla fameDesiderata si messe a mangiarl'erba con molto appetito: e non sapeva intendere come questa cosa potessestare. Quindi si accoccolò sul muschio: intanto si fece nottesenzaaddarsene: ed essa la passò in mezzo a spaventi così terribilida nonpoterseli figurare. Sentivale bestie feroci a pochi passi di distanza; e scordandosi di esser Cerviaprovava ad arrampicarsi su per gli alberi.I primi chiarori del giorno la rassicurarono unpoco: ammirò la levata del sole: e il sole gli pareva così maravigliosoche non finiva mai di guardarlo. Tutte le grandi coseche ne avevasentite direle sembravano molto inferiori a quel che vedeva. Era questol'unico svago che avesse in quel luogo deserto. Per parecchi giorni virestò sola sola. Lafata Tulipanoche aveva sempre voluto bene a questa Principessasiappassionava di cuore per la sua disgrazia; ma d'altra parteessa eramolto indispettita che tanto la Regina come la figlia avessero fatto cosìpoco conto de' suoi consigli: perchése vi ricordatela buona fataaveva ripetuto loro più volte che se la Principessa fosse partita primade' quindici anni compitisarebbe andata incontro a qualche malanno. Aogni modo non volle lasciarla in balìa alle ire della fata della fontanae fu essa stessa che guidò i passi di Viola-a-ciocche verso la forestaperché questa fida confidente potesse consolarla nella sua terribilesventura. Labella Cervia se ne andavaun passo dietro l'altrolungo unfiumiciattoloquando Viola-a-ciocchenon avendo più gambe percamminaresi coricò per pigliare un po' di riposo. Tutta afflittastavaalmanaccando colla testa da qual parte volgersi per potersi imbatterenella sua cara Principessa. Appena la Cervia l'ebbe vistafece tutto unsaltoe passata dall'altra parte del fiumeche era abbastanza largo eprofondovenne a gettarsi addosso a Viola-a-ciocche e le feceun'infinità di carezze. Ella rimase stupitanon sapendo se le bestie diquel luogo avessero una simpatia particolare per gli uomini tanto dadiventare umaneo se la Cervia la conoscesse; perché a dirla tale equalenon accade tutti i giorni di vedere una Cervia che faccia con tantogarbo e con tanta cortesia gli onori della foresta.Dopo averla guardata attentamentesi accorse conmolta maraviglia che da' suoi occhi sgorgavano alcuni grossi lacrimoni;per cui non ebbe più l'ombra del dubbio che quella fosse la sua caraPrincipessa. Le prese le zampe e gliele baciò collo stesso rispetto ecolla medesima tenerezzacome le avrebbe baciato le mani.Provò a parlare e s'avvide che la Cervia laintendeva benissimo: ma non poteva risponderle; e allora le lacrime e isospiri raddoppiarono da una parte e dall'altra. Viola-a-ciocche promisealla sua padrona che non l'avrebbe abbandonata mai: la Cervia le fecemille piccoli segni col capo e cogli occhiper farle intendere che nesarebbe contentissimae che questa cosa la consolerebbe in parte dellesue pene. Eranostate insieme tutta la giornataquando la Cervietta ebbe paura che la suafida Viola-a-ciocche potesse aver bisogno di mangiaree la menò in uncerto punto della forestadove aveva veduto alcune frutta selvatiche masaporite. Viola-a-ciocche ne mangiò moltissimeperché si sentiva moriredalla fame; ma quand'ebbe finita la sua cenafu presa da una grandeinquietudineperché non sapeva dove si sarebbero ricoverate per dormire.Restare in mezzo alla forestaesposte a tutti i pericolinon era nemmenoda pensarci. "Nonavete pauragraziosa Cervia"ella disse"a passare la nottataqui?" LaCervia alzò gli occhi al cielo e sospirò."Ma pure"continuò Viola-a-ciocche"voi avete già percorso una parte di questa vasta solitudine: non visonper casopunte capanneun carbonaioun taglialegnauneremitaggio?" LaCervia fece col capo di no. "OhDei!"esclamò Viola-a-ciocche"domani non sarò più viva:quand'anche avessi la sorte di scansare le tigri e gli orsison sicurache basterebbe la paura per uccidermi. E non crediatemia caraPrincipessache mi dispiaccia per me di perdere la vita: me ne dispiaceper voi. Povera me! Lasciarvi in questi luoghisenza un'anima che viconsoli! Si può immaginare più trista cosa?"La Cervietta si mise a piangere: ella singhiozzavacome potrebbe fare una persona. Le sue lacrime toccarono il cuore allafata Tulipanoche in fondo l'amava teneramente e chenonostante la suadisobbedienzaaveva sempre vegliato alla conservazione di lei: per cuiapparendole tutt'a un trattole disse: "Non ho nessuna voglia difarvi dei rimproveri: lo stato in cui vi trovate mi fa troppa pena".Cervietta e Viola-a-ciocche la interrupperogettandosi ai suoi ginocchi: la prima le baciava le mani e le faceva lecarezze più graziose di questo mondo: mentre l'altra la scongiurava amuoversi a pietà della Principessarendendole le sue sembianze naturali."Ciò non dipende da me"disse Tulipano;"colei che le fece tanto male ha molto potere; ma io abbrevierò iltempo della sua penitenza: e per addolcirla un pocoappena si farà notteella lascerà le spoglie di Cervia; ma ai primi chiarori dell'albabisognerà che le riprenda daccapo e corra per la pianura e per laforestacome le altre Cervie."Cessare di essere Cervia durante la notteera giàqualcosaanzi molto: e la Principessa dette a dividere la sua allegrezzaa furia di salti e di caprioleche messero di buon umore la fata."Pigliate"diss'ella"per questa viottolae trovereteuna capanna abbastanza decente per questi luoghi campestri."Ciò dettosparì. Viola-a-ciocche obbedìeinsieme con la Cervia entrò nella viottolache era lì a pochi passietrovarono una vecchia seduta sulla soglia della portache stava ultimandoun canestro di giunchi. Viola-a-ciocchela salutò: "Vorreste voimia buona nonna"le disse"darmi un po' d'ospitalità insieme a questa Cervia?"."Ma sìfiglia miache ti ospiteròvolentieri: entra pure colla tua Cervia."E detto fattole menò subito in una graziosacamerinache aveva le pareti e l'impiantito di tavole di ciliegio: cierano due letti di tela bianca: biancheria finissimae ogni altra cosacosì semplice e lindache la Principessa ha raccontato dopo di non avermai trovato nulla che fosse più di suo gusto.Quando fu notte buia Desiderata cessò di esserecervia: abbracciò più di cento volte la sua cara Viola-a-ciocche; laringraziò per l'affezione che l'aveva impegnata a seguire la sua fortunae le promise di farla feliceappena la sua penitenza fosse finita.La vecchia venne a bussare con molto garbino allaporta esenza entraredette a Viola-a-ciocche dei frutti squisitide'quali ne mangiò anche Desideratae con un grande appetito: quindiandarono a lettoma appena giornoDesiderata essendo ritornata Cerviacominciò a grattare coi piedi la portaperché Viola-a-ciocche leaprisse. All'atto di separarsitutte e due si scambiarono i segni di unvivo dispiaceresebbene il distacco fosse di poche ore: e la Cervialanciatasi nel fitto del boscocominciò a correresecondo il suosolito. Mipar di aver detto che il Principe Guerriero si era fermato nella forestae che Beccafico girava in qua e in làin cerca di frutti. Era già moltotardiquand'esso capitò alla casina della buona donnadi cui si è giàparlato. Esso si presentò con modi molto cortesi e le chiese quelle coseche gli abbisognavano per il suo padrone.La vecchina fece in un lampo a empirgli un corbellodi fruttae glielo dette dicendogli:"Ho paura che se passate la notte quia cieloscopertovi capiterà qualche disgrazia: io non posso offrirvi che unapovera stanzuccia: se non altrosarete al sicuro dai leoni".Beccafico la ringraziòe le disse che era incompagnia di un amicoe che andava a proporgli di andare a casa di lei:difatti seppe pigliare il Principe così per il suo versoche questi silasciò menare alla casa della buona donna. La trovaronoche era ancorasulla porta: ed essain punta di piedili menò in una cameracompagnaa quella della Principessae tutte e due così accosto l'una all'altrache erano separate da un semplice tramezzo.Il Principe passò la notte inquietissimosecondoil solito: ma appena il sole gli batté nell'imposte della finestrasialzòe per isvagarsi dall'uggia che aveva addosso andò nella forestadicendo a Beccafico di non seguirlo. Camminò una mezza giornatasenzaneanche sapere dove andasse; finché capitò in un praticelloabbastanzagrandetutto coperto d'alberi e d'erba di muschio. In quel punto sbucòfuori una Cerviaed egli non poté resistere alla voglia d'inseguirlaperché la caccia era la sua passione prediletta: sebbene ora non fossepiù come una voltadacché aveva nel cuore quest'altra spina. Purnondimeno si messe dietro alla Cerviae di tanto in tanto le tiravacoll'arco dei dardiche la gelavano dalla pauraquantunque non lefacessero il più piccolo male: perché bisogna sapere che la sua amicaTulipano vegliava in sua difesa: e non ci voleva di meno della manosoccorritrice di una fata per salvarla dalla mortesotto una pioggia dicolpi così bene assestati. Nonè possibile essere stracchicome lo era la Principessa delle Cerviecosì poco avvezza a questo nuovo esercizio. Alla fine ebbe la fortuna disvoltare a secco per una viottoladove il pericoloso cacciatoreavendolapersa di vista e sentendosi anch'esso stanco mortonon si ostinò a darledietro. Passatain questo modo la giornatala povera Cervia vide con gioia avvicinarsil'ora di tornare a casa: difatti s'incamminò verso la capanna doveViola-a-ciocche l'aspettava con impazienza. Entrata in camerasi buttòsul lettorifinita e grondante di sudore. Viola-a-ciocche le faceva unmonte di carezze e si struggeva di sapere che cosa le fosse accaduto.Essendo venuto il momento di perdere la sua buccia di Cerviala bellaPrincipessa riprese la sua vera sembianza e gettando le braccia al collodella sua amica del cuore: "Poverame!"disse ella"io credeva di dover temere soltanto la fatadella fontana e le bestie feroci della foresta: ma oggi sono statainsegnita da un giovine cacciatore: l'ho appena vedutotanto io fuggivo agambe: mille dardi mi minacciavano una morte inevitabilee mi sonsalvatanon so neppur io come"."Non vi conviene più andar fuorimia bellaPrincipessa"; disse Viola-a-ciocche"date retta a me: passatein questa camera il tempo fatale della vostra penitenzaio anderò quialla città più vicina a comprarvi dei libri perché abbiate uno svago:leggeremo i nuovi racconti che hanno scritto sulle fatee faremo deiversi e delle canzonette.""Tacimia cara figlia"riprese laPrincipessa"mi basta la cara immagine del Principe Guerrieroperfarmi passare piacevolmente le giornate intere; ma quella stessa potenzache mi condanna durante il giorno alla trista condizione di Cerviamiforzamalgrado mioa fare quello che fanno le cervie: io corrosalto emangio l'erba com'essee in quel tempo lìuna camera sarebbe per me unaprigione insoffribile." Eracosì affaticata dalla caccia che chiese da mangiare: e dopoi suoi begliocchi si chiusero fino allo spuntar dell'alba. Appena si accorse chefaceva giornoaccadde la solita metamorfosi ed ella riprese la via dellaforesta. IlPrincipe dal canto suo era tornato sulla sera a raggiungere il suo grandeamico. "Hopassato la giornata"gli disse"a dar dietro alla più bellaCervia che abbia mai veduto: più di cento volte essa mi ha fatto cileccacon una sveltezza straordinaria: e sì che ho tirato giustoné so capirecom'abbia fatto a scansare i miei colpi. Domani a giorno vo' tornare acercarlae questa volta non mi scappa."Infatti il giovane Principe che faceva di tutto perdivagarsi da un'idea che oramai credeva un sognovedendo che la cacciaper lui era una gran distrazioneandò di buonissim'ora nello stessopunto dove aveva trovato la Cervia; ma essa aveva pensato bene di nonandarviper paura si rinnovasse il brutto caso del giorno innanzi. IlPrincipe guardava di qua e di làe seguitava a camminare; finchéessendo un po' accaldatonon gli parve vero di trovare delle meleche alcolore erano bellissime; ne colsene mangiò e di lì a poco siaddormentò come un ghirosdraiato sull'erbetta fresca e all'ombra dialcuni alberisui quali molti uccelletti pareva che si fossero dati ilpunto di ritrovo. Mentredormivala nostra timida Cerviasempre in cerca di luoghi solitaripassò da quella parte. Se l'avesse veduto subitoforse sarebbe scappata:ma trovandosisenza addarsenea passare rasente a luinon poté staredal guardarlo: e il suo sonno gli parve così profondoche si sentìtanto sicura da fermarsi con tutto il comodo a contemplarne i beilineamenti. OhDei! Come restò quando l'ebbe riconosciuto!Quella diletta immagine era scolpita troppo nel suocuoreperché potesse averla dimenticata in sì poco tempo.Amoreamoreche pretendi da lei? Vuoi tu cheCervietta si esponga a perdere la vita per mano del Principe? Nondubitarelo farà; essa non ha più testa per pensare alla propriasicurezza. Si accovacciò a pochi passi distante da luie i suoi occhiinnamorati a guardarlonon sapevano staccarsi un minuto solo: sospirava emandava dei piccoli gemiti; finchéfattasi un po' di coraggiosiavvicinò tantoche quasi lo toccava: quand'egli si svegliò a un tratto.La sua meraviglia fu grande. Riconobbe la Cervia chegli aveva dato tanto da faree che aveva cercato per tutta la foresta: etrovarsela ora così vicinagli parve quasi un miracolo. Essa nonaspettò che egli tentasse di prenderlama fuggì con quanto ne aveanelle gambe; ed eglidietro alla gran carriera. Di tanto in tanto sifermavano per ripigliar fiatoperché la bella Cervia era stanca delgiorno innanzie lo stesso era del Principe. Ma ciò che facevarallentare di più la corsa della Cerviaera... ohimèdebbo dirlo? erail gran dispiacere di allontanarsi da coluiche l'aveva ferita più coisuoi pregi che colle sue frecce. Egli la vedeva ogni pochino voltarsi colcapo verso di luicome per chiedergli se voleva che ella perisse per isuoi colpi: e quando egli era a tocco e non tocco per raggiungerlaellaripigliava nuova forza per scappare."Oh! se tu potessi intendermiCerviettamia"gridava il Principe"tu non mi fuggiresti a questo modo!Io ti amo; io ti voglio dar da mangiare. Tu sei carinae io voglio avercura di te." Ma il vento portava via le paroleper cui nonarrivavano fino agli orecchi di Cervia.Alla finedopo aver fatto il giro della forestaellanon avendo più fiato da corrererallentò il passo: il Principeinvece raddoppiò il suo e la raggiunse con una gioiadella quale non sicredeva più capace. Vide subito che ella aveva finite le sue forze: eratutta sdraiata per terracome una povera bestiolamezza mortanonaspettando altro che finire la vita per le mani del suo vincitore. Maessoinvece di mostrarsi crudelecominciò a carezzarla."Bella Cervia"le disse"non averpaura: vo' condurti mecoe devi star sempre con me."Tagliò apposta alcuni rami d'albero: li piegò congarboli ricuoprì di muschi e vi sparse su delle rosecolte da unamacchia che era tutta fiorita. Prese quindi la Cervia fra le sue bracciale fece appoggiare il capo sul collo e andò a posarla amorosamente sullettino erbosofatto da lui. Poi si sedette accanto cercando qua e làdei fili d'erbache le presentava alla boccae che ella mangiava nellasua mano. Sebbene non sperasse punto di essere intesoil Principecontinuava a parlare: ed ellaper quanto grande fosse il piacere cheprovava nel vederlos'inquietava per l'avvicinarsi della notte."Che sarà mai"diceva fra sé e sé"caso mi vedesse tutt'a un tratto cambiar di sembianza? O fuggiràspaventatoose non fuggeche avverrà di metrovandomi sola sola inmezzo a questa foresta?"Ella si lambiccava il cervello per trovare il mododi mettersi in salvoquand'egli stesso le agevolò la strada: perchénel timore che la Cervia patisse la setese ne andò a cercare un qualcheruscelloper menarvela; ma in quel mentre che stava cercandoella se ladette a gambe e giunse alla capannadove Viola-a-ciocche l'aspettava. Sigettò di nuovo sul letto; sopravvenne la nottela sua metamorfosi cessòe prese a raccontare la sua avventura."Lo crederaimia cara?"ella disseall'amica"il mio Principe Guerriero è quiproprio qui in questaforesta; è lui che da due giorni mi dà la cacciae chedopo avermipresami ha fatto mille carezze. Oh! com'è poco somigliante il ritrattoche me ne fecero ! Egli è cento volte più bello; quello stessodisordineche sogliono avere i cacciatori negli abiti e nella personanon toglie nulla alla sua fisonomia geniale: anzigli dona un certo nonso cheda non potersi ridire a parole. Non son io forse una grandisgraziata a dover fuggire questo Principe? egli che mi fu destinato da'miei genitori? egli che mi ama ed è riamato. Non ci mancava altro che unafatache mi pigliasse a noia fin dalla mia nascitaper avvelenarmi tuttii giorni della mia vita!..."E dette in un gran pianto. Viola-a-ciocche laconsolò e le fece sperare che quanto prima le sue pene si cambierebberoin tante allegrezze. IlPrincipeappena ebbe trovato una fontetornò subito dalla sua caraCervia: ma la Cervia non era più dove l'aveva lasciata. La cercòdappertuttoma inutilmentee se la prese con leicome se l'avessecreduta capace di ragionare. "Com'èmai possibile"egli esclamò"che io debba aver sempre deimotivi di lagnarmi di questo sesso volubile e ingannatore?"E tornò dalla buona vecchia col cuore amareggiato:raccontò al suo fido amico l'avventurae tacciò la Cerviad'ingratitudine. Beccafico non poté far di meno di ridere della bizza delPrincipee gli consigliò di punire la Cerviala prima volta che glicapitasse sotto. "Rimango qui apposta" rispose il Principe"dopo ripartiremo per altri paesi più lontani."Si fece daccapo giornoe col giorno la Principessariprese la figura di Cervia bianca. Ella non sapeva a qual partitoappigliarsi: o andare negli stessi luoghidove il Principe era solitocacciare; o tenere una strada diversaper non incontrarlo. Scelsequest'ultimo partitoe si allontanò dimoltoma dimolto assai: ma ilgiovane Principefurbo quanto leiindovinò che essa avrebbe usataquesta piccola astuzia; ed ecco che te la coglie calda calda nel piùfitto della forestadove essa credeva di essere sicura da ogni pericolo.Appena essa lo vedeschizza in piediscavalca le macchiee impauritaanche di più per il caso del giorno avantifugge via come il ventomain quella che sta per traversare una viottolail Principe la mira cosìgiustoche le pianta una freccia nella gamba. Ella sentì un gran maleenon avendo più forza per correresi lasciò cadere per terra.Questa trista catastrofe non poteva scansarsiperché la fata della fontana l'aveva decretata avanticome loscioglimento della strana avventura. Il Principe si avvicinò e fu presoda un vivo dolore nel vedere la Cervia che grondava sangue; strappòalcune erbele accomodò sulla feritaper diminuirne lo spasimoepreparò un nuovo letto di rami e di foglie. Egli teneva la testa diCervietta sulle ginocchia: "Enon sei tucervellino volubile"le disse"la cagione delladisgrazia che ti è toccata? Che ti aveva io fatto di maleieridaabbandonarmi a quel modo? Ma oggi non mi scappiperché ti porterò conme". LaCervia non rispose nulla: e che cosa poteva dire? Aveva torto e non potevaparlare; sebbene non sia sempre vero che quelli che hanno tortostianozitti. Il Principe la finiva dalle carezze."Come mi dispiace di averti ferita"lediceva"tu mi odierai e io voglio invece che tu mi ami."A sentirlopareva che una voce segreta gl'ispirassequelle cose che egli diceva a Cervietta. Intanto si fece l'ora di tornaredalla buona vecchia. Egli prese la sua predae non fu per lui piccolafatica quella di portarla addossoo di condurla a manoo distrascinarsela dietro. Essa non voleva in nessun modo andar con lui."Che sarà di me?"diceva"come! e dovrò trovarmi solacon questo Principe? No: piuttosto la morte."Ella faceva la morta e gli spiombava le spalle colpeso: il Principe era in un lago di sudore e colla lingua fuori dallafatica: e sebbene la capanna non fosse molto distantesentiva che non cisarebbe potuto arrivaresenza qualcuno che gli avesse dato una mano.Pensò di chiamare il suo fido Beccafico: ma prima di abbandonare lapredala legò ben bene con alcuni nastri a pié d'un alberoper paurache non gli scappasse. Ohimè!Chi poteva mai figurarsi che la più bella Principessa del mondo sarebbeun giorno trattata in questo modo da un Principe che l'adorava? Essa siprovò inutilmente a strappare i nastri; ma i suoi sforzi non facevano chestringerli di piùe stava sul punto di strozzarsi con un nodo scorsoioche le stringeva la golaquando volle il caso che Viola-a-ciocchestancadi starsene chiusa in camerauscì per prendere una boccata d'aria epassò sul luogodov'era la Cervia bianca che si dibatteva. Come rimase avedere la sua cara Principessa in quello stato! Non poté scioglierlatanto prestocome avrebbe volutoperché i nastri erano fermati conmolti nodi: e mentre stava per menarla viaritornò il Principe insiemecon Beccafico. "Perquanto grande sia il rispetto che posso aver per voio signora"ledisse il Principe"permettetemi di oppormi al furto che voletefarmi. Questa Cervia l'ho ferita ioè mia; io le voglio bene e visupplico di lasciarmela.""Signore"rispose con bella manieraViola-a-cioccheche era compitissima e graziosa quanto mai"questaCervia apparteneva a me prima che fosse vostra: rinunzierei piuttosto allavitache a lei; e se volete vedere come ella mi conoscenon dovete faraltro che lasciarla un po' in libertà. Animomia bella Bianchinaabbracciami"diss'ella: e Cervietta le si gettò colle zampe alcollo. "Baciami quisu questa gota!"ed essa ubbidì."Toccami dalla parte del cuore"ed essa ci portò la zampina."Fai un sospiro" ed essa sospirò.Il Principe non poté dubitare di quanto affermavaViola-a-ciocche. "Iove la rendo"diss'egli garbatamente"ma vi confesso che lofaccio a malincuore." Ellase n'andò via subito colla sua Cervia.Tanto l'una che l'altra non sapevano che il Principealbergasse sotto lo stesso tetto: egli le pedinava a una certa distanzaerestò maravigliato vedendole entrare dalla buona vecchiache stavaappunto aspettandole. Dopo pochi minuti vi giunse anch'esso: e spinto daun moto di curiositàdi cui era cagione la Cervia biancadomandò allavecchia chi fosse la giovane signora: e questa disse che non la conoscevané punto né pocoche l'aveva presa in casa colla sua Cerviache pagavabenee che viveva ritiratissima. Beccafico volle bracaree domandòdov'era la camera di quella signora: e gli fu risposto che era vicina allasua e separata soltanto da un semplice intavolato.Quando il Principe fu nella sua stanzaBeccaficogli disseo che egli s'ingannava all'ingrossoo quella fanciulla dovevaessere stata colla Principessa Desiderata: e che si ricordava di averlaveduta a Cortequando vi andò ambasciatore."Perché mi richiamate alla mente questi tristiricordi?"disse il Principe"per quale stranissimo caso voletevoi che ella si trovi qui?""Ecco ciò che non vi so diresignormio"soggiunse Beccafico"ma mi struggo di vederla un'altravolta: e poiché siamo divisi da un tramezzo di legnovoglio farci unbuco." "Mipare una curiosità inutile"disse il Principe mestamenteperchéle parole di Beccafico gli avevano rinnuovato tutti i suoi dolori: eaperta la finestrache guardava nel boscodiventò pensieroso.Intanto Beccafico lavoravae in pochi minuti feceun buco abbastanza grande da poter vedere la graziosa Principessalaquale era vestita di un abito di broccato d'argentosparso di fiori colorrosaricamati in oro e smeraldi: i suoi capelli cadevano giù in grandiricciolisul più bel colloche si possa vedere; il suo carnato brillavade' più vivi colori e gli occhi innamoravano a guardarli.Viola-a-ciocche stava in ginocchio davanti a leiecon alcune strisce di tela fasciava il braccio della Principessadalquale il sangue colava in grande abbondanza: e tutte e due parevano ingran pensiero per questa ferita."Lasciami morire"diceva la Principessa"meglio la morteche questa vita disgraziatache mi tocca a fare.Che si canzona! esser Cervia tutto il giorno: veder coluial quale sonodestinatasenza potergli parlaresenza fargli conoscere la mia fatalesciagura. Ahimè! se tu sapessi le cose appassionate che mi ha dettosotto la mia figura di Cervia; se tu sentissi la sua vocese tu vedessi isuoi modi nobili e seducentitu mi compiangeresti anche più che tu nonfacciaper essere in tale stato da non potergli spiegare il mio crudeledestino." Immaginatevilo stupore di Beccafico a vedere e sentire di queste cose. Corse dalPrincipee tirandolo via dalla finestracon un trasporto di gioiaindicibile: "Ohsignore"esclamò"spiccatevi a metter l'occhio al buco diquest'intavolatoe vedrete il vero originale del ritrattoche ha formatoper tanto tempo la vostra delizia".Il Principe guardò e riconobbe subito la suaPrincipessa; e forse sarebbe morto di gioiase non gli fosse venuto ilsospetto di esser vittima di qualche incantesimo; difatticome mettered'accordo un incontro così maraviglioso col fatto di Spinalunga e suamadre chiuse nel castello delle Tre Punteuna col nome di Desiderata el'altra con quello di sua dama d'onore?Ma la passione lo lusingavasenza contare cheabbiamo tutti un grandissimo garbo a credere ciò che si desidera. Fattosta che nel caso suonon c'era da uscirne: o morir d'impazienza oaccertarsi della verità. Senza mettere tempo in mezzoegli andò abussare con molta manierina alla porta della cameradov'era laPrincipessa. Viola-a-ciocchenon sospettando che potesse esser altri chela buona vecchiae avendo anzi bisogno del suo aiuto per fasciare ilbraccio della sua padronacorse subito ad apriree figuratevi comerestò nel trovarsi a faccia a faccia col Principeil quale andò agettarsi ai piedi di Desiderata.Era tale e tanta la commozione del suo animochenon poté fare un discorso filato e ammodo: per cuisebbene mi siaingegnato di sapere che cosa balbettasse in quei primi momentinon c'èstato nessuno che me l'abbia saputo dire. La Principessa non fu menoarruffata di lui nelle sue risposte: ma l'amoreche spesso e volentierifa da interprete fra i mutolic'entrò di mezzo e li persuase tutti e dueche avevano detto le cose più spiritose e più appassionate di questomondo. Lacrimesospirigiuramentie perfino alcuni graziosi sorrisi:insommaci fu un po' di tutto. La nottata passò così: si fece giornosenza che Desiderata se n'accorgesse nemmenoed essa non divenne piùCervia. Non c'è da potersi immaginare la sua allegrezzaappena se neavvide: ed essa voleva troppo bene al Principeper indugiare a dirglieneil motivo: e così cominciò a raccontare la sua storiae lo fece contanta grazia e con tanta eloquenza naturaleda mettere in soggezione iprimi avvocati del mondo. "Come!"esclamò il Principe"siete dunque voimia graziosissimaPrincipessaquella che io ho ferito sotto la sembianza di una Cerviabianca? Che cosa debbo fare per espiare un tal delitto? Vi basta che iomuoia di dolorequi sotto i vostri occhi?" Egli era cosìmortificatoche il dispiacere gli si vedeva dipinto sul viso. Desiderataci pativa e sentiva più dolore di questa cosa che della sua ferita; evoleva persuaderlo che si trattava di una sgraffiatura da non darsenel'ombra del pensiero e chein fin dei contiella non poteva dolersi diun male che era stato cagione per lei di tanta felicità.Il modo col quale egli parlava era così affettuosoche non si poteva dubitare della verità delle sue parole. E perchéanch'essaalla sua voltapotesse essere istruita di ogni cosailPrincipe le raccontò la trappoleria usata da Spinalunga e da sua madreaggiungendo che bisognava mandar subito a dire al Re suo padre la fortunache egli aveva avuto di poterla finalmente trovareperché il Re sipreparava appunto a muovere una guerra micidialeper otteneresoddisfazione del grand'affronto che credeva di aver ricevuto. Desideratalo pregò di scrivergli una lettera e di mandargliela per Beccaficoe lacosa stava per essere fattaquand'ecco che la foresta tutt'a un trattorisuonò di una fanfara squillante di trombecornettetimballi etamburi. E parve di sentir passare gran gente lì vicino alla capanna. IlPrincipe si affacciò alla finestra e riconobbe molti ufficialile suebandiere e i suoi alfieri; ai quali ordinò di far alto e aspettarlo.Fu per quei soldati una sorpresa graditissima:perché tutti credevano che il loro Principe si sarebbe messo alla testaper andare a vendicarsi del padre di Desiderata. Il padre del Principesebbene carico d'annili comandava in persona. Egli si faceva portare inuna lettiga di velluto ricamato in oro: e dietro a luiun carro scopertodov'erano Spinalunga e sua madre. Appena veduta la lettigail Principecorse subito làe il Restendendogli le braccial'abbracciò con unatenerezza veramente paterna. "Edi dove venitemio caro figlio?"domandò il vecchio"comemai avete potuto lasciarmi nella grande afflizionecagionatami dallavostra lontananza?" "Signore"disse il Principe"degnatevi di ascoltarmi."Il Re scese subito dalla sua portantinaeritiratosi in un luogo appartatoil Principe gli raccontò il fortunatoincontro che aveva fatto e le furberie di Spinalunga.Il Retutto contento di questa bella avventuraalzò le braccia e gli occhi al cielo in atto di rendimento di grazie: evide in questo frattempo farsi avanti la Principessa Desideratapiùbella e più risplendente di tutti gli astri riuniti insieme. Ella montavaun superbo cavalloche caracollava continuamente: cento piume di diversicolori le ornavano il capo e i più grossi diamanti del mondo erano sparsisul suo abitovestita com'era da cacciatrice. Viola-a-cioccheche laseguivanon stava meno bene di lei: e questo era tutto effetto dellaprotezione di Tulipanola quale aveva condotto ogni cosa con moltaaccuratezza e buon successo. Era essa che aveva fabbricata la graziosacapanna di legno per favorire la Principessae sotto le sembianze divecchial'aveva poi regalata per parecchi giorni.Dopo che il Principe ebbe riconosciuti i suoisoldatie mentre andava a trovare il Re suo padrela fata entrò nellacamera di Desiderata: le soffiò sul braccio per guarirla della ferita: ele diede gli splendidi vestiticoi quali ella si mostrò agli occhi delReche ne rimase tanto meravigliatoda stentare a credere che fosse unapersona mortale. Egli le disse tutto quello che si può immaginare di piùgrazioso e gentile in un caso similee la scongiurò a non differire piùa lungo ai suoi sudditi il piacere di averla per Regina."Perché"egli continuò a dire"iosono determinato a cedere il mio regno al Principe Guerrieroper renderloin questo modo più degno di voi."Desiderata gli rispose con tutta quella gentilezzache c'è da aspettarsi da una persona squisitamente educata: quindigettando gli occhi sulle due prigioniere che erano nel carro e che sinascondevano il viso colle maniell'ebbe la generosità di chiedere laloro graziae che lo stesso carro servisse a condurle dove avesserovoluto andare. Il Re acconsentì al suo desiderio; ma dové ammirare ilbel cuore di Desiderata e ne fece i più grandi elogi del mondo.Fu dato ordine all'armata di tornare indietro. IlPrincipe montò a cavallo per accompagnare la sua bella Principessa: egiunti alla capitale furono ricevuti con mille gridi di gioia. Siallestirono i preparativi per il giorno delle nozze: giorno che fu unavera solennitàper la presenza delle sei fate amiche e propizie allaPrincipessa. Esse le fecero i più ricchi regaliche mai si possanoimmaginare e fra gli altriil magnifico palazzo nel quale la Regina erastata a visitarleapparve a un tratto per ariaportato da cinquantamilaAmorinii quali lo posarono in una bella pianurasulla riva del fiume.Dopo un tal donoera impossibile farne altri di maggior valore.Il fido Beccafico pregò il suo signore di mettereper lui una buona parola con Viola-a-ciocchee di unirlo con essaquand'egli avesse sposato la Principessa: ed egli lo fece volentieri. Ecosì a questa cara fanciulla non parve vero di trovare un'occasione coifiocchiarrivata appena in un paese straniero. La fata Tulipanocheaveva le mani bucate anche più delle sue sorellele regalò quattrominiere d'oro nelle Indieperché non s'avesse a dire che il suo maritoera più ricco di lei. Lenozze del Principe durarono parecchi mesi: ogni giorno c'era qualche festadi nuovoe per tutto non si faceva altro che cantare le avventure diCervia bianca. Setutti i racconti delle fate dovessero aver per forza una moralequestoracconto qui non saprebbe proprio dove andare a pescarla.Salvo sempre il caso che Cervia biancacolla storiapietosa delle sue disgrazienon abbia preteso di far vedere allegiovinette i grandi pericoli che ci sonoa volere uscire prima del tempofuori dell'ombra delle pareti domesticheper entrare nella luceabbagliante del gran mondo.